Giorgio Fortunati di DegustandoVino intervista Daniel Romano, giornalista, inviato della Guida 99 Champagne.
La vendemmia 2018 in Champagne sarà forse ricordata come la più precoce di sempre! Mai era successo che si iniziasse a vendemmiare, pur se con deroga, intorno al 20 di Agosto!
Situazioni eccezionali di caldo e di rese esagerate potrebbero consegnarci vini imperfetti e gestioni difficili in cantina ma non è affatto detto, soprattutto laddove si è operato da anni con pratiche agronomiche naturali (in vigna) che aiutano le piante a gestire meglio lo stress.
In genere le grandi maison in questi casi si orientano per anticipare la vendemmia per assicurarsi il raccolto d’uva prima di eventuali eventi atmosferici negativi e per non perdere acidità ma ciò va a scapito della maturazione fenolica, più lenta rispetto alla progressione della concentrazione zuccherina e di acidità totali.
Daniel Romano, giornalista, inviato della Guida 99 Champagne ed editor della sezione blog della Guida, scriveva a fine agosto “Dal punto vista della maturità, il grado alcolico è alto ma non uniforme dappertutto e rappresenta insieme alla giusta maturità fenolica la sfida del millesimo. Riuscire a portare a giusta qualità la grande massa di uva, senza però farsi prendere dalla smania di raccogliere per avere la certezza di poter finalmente bilanciare le precedenti annate difficili è il punto centrale. Fortunatamente, dopo un’estate torrida, il clima sembra dare una mano in questa attesa, con temperature che sono rientrate nei valori normali dando ai grappoli la possibilità di “respirare” durante le fresche notti. Qualche pioggia ha fatto il resto.”
Le cose sono per fortuna in larga parte andate nel modo auspicato da molti vignaioli. Thierry Laherte, del Domaine Laherte Frères afferma “È una di quelle vendemmie che si vedono una o due volte nella vita!”.
Raramente infatti si è visto un tale equilibrio tra abbondanza, stato sanitario delle uve, grado alcolico e maturazione fenolica con la giusta acidità. Per trovare un confronto alcuni tornano indietro fino al 1959. Daniel Romano ci aiuta a fare un primo bilancio: “In termini di resa, siamo di fronte a una quantità molto abbondante. Tale copiosità è ampiamente diffusa nella regione, con punte molto elevate sul Sezannay e sulla Côte des Blancs dove la presenza di uve a bacca bianca, quest’anno maggiormente prolifiche, ha portato le rese verso punte di 25.000 kg/ha e oltre”
Non ride invece la sola Côte des Bars, le cui uve hanno presentato problemi seri di peronospora.
“Tuttavia, al momento della vendemmia lo stato sanitario delle uve è eccellente, così come il grado alcolico potenziale mediamente riscontrato. Diffusi i casi di mosti intorno agli 11° potenziali. Un valore divenuto quasi la norma se si eccettua una buona fascia di operatori di più grandi dimensioni che hanno preferito gradazioni più basse per garantirsi una buona acidità. Il 2018 per adesso sembra infatti premiare chi ha saputo aspettare, comprendendo che si trattasse di un’annata dove si poteva osare e che permetterà di “fare di tutto”. In conclusione, le premesse per una grande annata ci sono tutte. La parola ora ai vins clairs che in primavera ci diranno se le aspettative saranno state ben riposte o meno”.
Non ci attendono forse grandi millesimati 2018 ma anche qui si vedrà.